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just a book

October 23rd, 2025 | Category: activity_log,vita

io.. non mi ricordo mica chi mi ha regalato (o da chi ho preso in prestito) questo libro

fatto sta che.. bhe, è finito nella mia lista di cose da leggere, e lo sto leggendo.

una vera goduria. capitoli relativamente brevi (10 pagine?), scritto in modo SCORREVOLE.

dal capitolo: << Il giocatore >>

“e perché viene qui allora?” (chiede il terapeuta)

“vengo qui perché mi piace parlare con lei. non mi ha mai ascoltato nessuno. spesso mi accorgo che quando parlo con qualcuno cerco di essere sintetico e di sbrigarmi, come se l’altro non mi desse spazio. Devo fare in fretta, inserirmi nelle pause. Qui no. Lei non mi parla mai sopra e se sto zitto aspetta, così io posso pensare in tranquillità a quello che poi le dico, senza fretta. E mi piace che sembra non volermi guarire. O sbaglio?”

..è esattamente la conclusione a cui ero arrivato io, qualche annetto fa, quando ho fatto qualche lezione di dizione con un ragazzo “da remoto”.

la mia sensazione (del MOTIVO per cui parlo spesso veloce) è che la gente non mi sta a sentire. non ha voglia di sentirmi realmente, idem quando devo chiedere qualcosa al bancone di qualche supermercato.

mi devo spicciare. il disturbo che io arreco agli altri deve durare il minor numero di millisecondi possibile.

MA, guarda un po’, ci sono poche persone con cui questa brutta sensazione non si manifesta.

Le persone che, darwinianamente, ho scelto come miei interlocutori preferiti.

ma che cazzo, ma ci vuole tanto?

gente che ti parla sopra = esame da essere umano NON SUPERATO.

EDIT: altri passaggi di rilievo:

“io sono un perdente che ogni tanto vince. un’idea di me tremenda, ma è la verità”

il terapeuta pensa: “portarsi addosso il peso di un’immagine di sé così svalutata, cercare ogni giorno di ribaltarla con una vincita e ritrovarsi magari a patire una nuova sconfitta. non potersi permettere una vita senza confronti”

“dentro di me ci sono sensazioni e stati d’animo che posso provare solo quando sono annichilito da una sconfitta. lì c’è qualcosa di più vero, qualcosa che mi fa sentire.. da lì a volte nascono immagini e ricordi che mi emozionano. toccare il fondo è un modo per tornare a contatto con me stesso… distruggermi per ritrovarmi”

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